Codognotto apre a DAF
Settanta XF 480 entrano nella flotta dell’azienda di Salgareda (Tv) composta da 600 veicoli, 1.500 semirimorchi e 1.000 container intermodali. Tra le ragioni della scelta, i consumi ridotti, il comfort della cabina e l’interesse per i veicoli elettrici in via di sviluppo da parte della casa olandese.
70 DAF XF 480, 64 trattori e 6 carri. È questa la fornitura con cui il marchio olandese entra per la prima volta nella flotta di 600 veicoli, 1.500 semirimorchi e 1.000 container intermodali della Codognotto. E l’amministratore delegato della società, Maurizio Codognotto, ha giustificato questa apertura con l’interesse «a testare un marchio che si sta imponendo, che il mercato giudica positivamente e dal quale ci aspettiamo una proficua partnership, anche oltre l’acquisto di veicoli, in grado di aiutarci nel fornire risposte alle istanze dei clienti in termini di modernizzazione, di sicurezza e di basso impatto ambientale».
Prima di formalizzare l’acquisto dei veicoli, la società di trasporti e logistica con quartier generale a Salgareda (Tv), ma presente con 50 filiali in 20 paesi (anche oltre l’Europa, come Dubai, India, Indonesia, Bielorussia, Tailandia e Singapore), ha sottoposto ad attenti test i veicoli DAF ottenendo riscontri da parte degli autisti sia in termini di comfort (la cabina scelta è stata la SuperSpace Cab), ma soprattutto in termini di consumo, calcolato mediamente in un 5% inferiore rispetto a quello di altri brand. E grazie a questo contenimento dei consumi in Codognotto hanno trovato un modo ulteriore per contenere le emissioni, parallelo a quello proveniente dalla sperimentazione di nuovi carburanti e fonti di alimentazione.
Per la precisione nella flotta dell’azienda trevigiana, segnata da un’età media di appena 3,5 anni, ci sono una trentina di veicoli LNG e tale scelta non viene assolutamente rinnegata. Soltanto che, non potendo utilizzare questo tipo di carburante in tutti i mercati in cui la società è presente, è nata sia l’esigenza di cercare veicoli con consumi ridotti, ma anche di stabilire una relazione con un marchio come DAF, giudicato in prima linea nell’evoluzione verso i veicoli elettrici.
Anzi, da questo punto di vista la società trevigiana si è praticamente autocandidata per testare per prima un veicolo DAF elettrico in Italia, confermando quella tensione innovativa dimostrata già con l’essere la prima azienda di autotrasporto in Italia a testare, a partire dal giugno 2019, sulle autostrade in concessione a CAV, Autovie Venete e Autostrada del Brennero, veicoli in platooning, quella tecnologia cioè che consente a più veicoli di viaggiare agganciati grazie a un sistema wireless e ad apposite tecnologie di guida semiautonoma in grado di conservare una minima distanza di sicurezza, funzionale a contenere l’impatto aerodinamico e quindi i consumi.
Una capacità dell’azienda di guardare avanti riconosciuta anche da Paolo Starace, amministratore delegato di DAF in Italia, definendosi «onorato del fatto che un’azienda come Codognotto, così in grado di guardare avanti e quindi animata da un livello di aspettative decisamente più alto della media, abbia scelto DAF. Ecco perché sono convinto che, andando oltre alle questioni legate ai veicoli e integrandosi nella catena del valore dell’azienda, saremo in grado di crescere insieme».
Il verbo «crescere» in Codognotto conosce diverse coniugazioni. Nata ufficialmente nel 1946 con i due camion del padre di Maurizio, negli ultimi anni ha conosciuto un tasso di crescita medio del 15%, è organizzata in divisioni dedicate un po’ a tutte le modalità di trasporto, dispone di 130.000 m2 di magazzini e arriva a generare come gruppo oltre 300 milioni di euro di fatturato, dei quali almeno 270 arrivano da trasporto e logistica.
A imprimere una forte spinta alla crescita è stato il processo di internazionalizzazione conosciuto a partire dal 2009 come ricetta anti-crisi. Da quel momento, «piuttosto che utilizzare la presenza all’estero, come fanno in tanti, esclusivamente allo scopo di ridurre i costi – sottolinea Maurizio Codognotto – ci siamo resi conto che i paesi in cui ci affacciavamo erano mercati in crescita e nei quali poter lavorare. Prova ne sia che la filiale polacca, creata da meno di 10 anni, oggi fattura circa 50 milioni di euro anche grazie al fatto che questo paese è diventato il primo produttore europeo del settore del bianco».
Inoltre, diversamente a quanto avveniva fino a qualche anno, ogni filiale non si muove in maniera autonoma, ma è impegnata in mercati specifici con una specializzazione e un’efficienza più avanzata. In questo modo, peraltro, si è anche ottenuto un ritorno in termini di marginalità grazie al fatto che «gli autisti – spiega ancora Codognotto – diventano più esperti delle strade e si muovono con maggiore facilità in ogni contesto».
A conferma dell’ascesa polacca c’è anche il dato proveniente dalla divisione intermodale, in grado di far viaggiare da Piacenza a Lodz quattro treni completi ogni settimana, che diventeranno sei dal prossimo anno. Ma l’intermodalità nelle strategie dell’azienda veneta è sia una soluzione funzionale ad abbattere emissioni inquinanti, ma anche una maniera per far fronte alla penuria di autisti che si registra in tutta Europa.
«È stato calcolato – ricorda il numero uno dell’azienda – che ogni anno nell’intero continente ci sono 50.000 autisti che vanno in pensione e ce ne sono soltanto 25.000 a rimpiazzarli. E noi, che fino a qualche anno fa andavamo fieri di avere tutti autisti italiani, per far fronte al problema prima abbiamo dovuto guardare a Est e poi abbiamo pensato di spostare traffico sull’intermodalità, così da ottimizzare l’attività di trasporto ed evitare le tratte lunghissime. Anche se questo ci ha portato a riorganizzare con i clienti la catena di distribuzione per recuperare il giorno in più che si perde con l’intermodale».
Ma il problema della mancanza di autisti rimane e lo stesso Codognotto sottolinea come oggi «il costo complessivo per prendere una patente con cui lavorare è eccessivo: più di 5.000 euro non sono pochi per un ragazzo di 21 anni. E anche per questo noi forniamo sostegni e organizziamo corsi per giovani a fronte di un vincolo temporale nel rapporto di lavoro. D’altra parte un tempo c’era, a fronte dei sacrifici, la soddisfazione prodotta dai guadagni interessanti. Oggi questo aspetto è venuto meno… E forse l’unica compensazione viene dal fatto che i veicoli sono diventati molto più confortevoli».
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