Fondali marini ripuliti da 8.500 pneumatici!
Dopo circa cinque anni, il consorzio nazionale EcoTyre e Marevivo, in collaborazione con la Guardia Costiera e col patrocinio di ministero dell’Ambiente e Federparchi, ha portato a termine il progetto PFU Zero, la campagna di sensibilizzazione e di raccolta e recupero degli pneumatici fuori uso sulle coste italiane. Purtroppo, è ancora molto diffusa l’abitudine di utilizzare i copertoni come parabordi sulle barche, che poi vengono gettati in mare quando ormai sono usurati e inutilizzabili per lo scopo.
Solo quest’anno gli interventi sono stati 6, tutti in acque portuali. Complessivamente sono stati correttamente avviati al riciclo circa 3.200 kg di pneumatici: a Messina (600 kg), a Trani (400 kg), a Gaeta (1.500 kg), a Marina di Ravenna (record, una sola gomma), a Porto Venere (600 kg) e ad Asinara (circa 100 kg).
Una volta raccolti, i pneumatici sono stati condotti dai mezzi del Consorzio EcoTyre agli impianti di trattamento per essere correttamente gestiti.
Sono, infatti, una tipologia di rifiuto cosiddetta ‘permanente’: se lasciata in natura e in mare, necessita di centinaia di anni per degradarsi completamente.
Questi pneumatici, invece, sono un prodotto completamente riciclabile perché composti da acciaio, fibre tessili e gomma, che una volta triturata può dar vita a pavimentazioni antiurto – come quelle delle piste di atletica o dei parchi gioco dei bambini – asfalti ad alta aderenza o centinaia di altri prodotti green.
Il Progetto PFU serve a sensibilizzare la popolazione su un tema importante come quello del recupero e del rispetto per l’ambiente.
“Cinque anni fa, quando a Sestriere abbiamo iniziato il progetto PFU Zero – spiega Enrico Ambrogio, Presidente del Consorzio EcoTyre – credo che abbiamo avuto una buona intuizione. La strada che abbiamo percorso ci ha portato dalle Alpi alle isole minori e in giro per le coste Italiane, individuando e intervenendo su decine di depositi di PFU abbandonati. Il problema non è ancora del tutto risolto ma queste discariche sono sempre più rare, grazie anche al lavoro di sensibilizzazione che accompagna queste iniziative e al sito www.pfuzero.ecotyre.it dove è possibile segnalare depositi di PFU abbandonati, sui quali faremo le opportune verifiche e se possibile interverremo”.