L’economia circolare come chiave per un futuro sostenibile
In questi giorni di manifestazioni contro il cambiamento climatico, vorremmo portare alla vostra attenzione un interessante report, dove si evidenzia come nell’Economia Circolare vi possa essere una possibile soluzione percorribile per combattere il cambiamento del clima.
E’ di ieri infatti la pubblicazione dei risultati del Circularity Gap Report 2019, stilato da Circle Economy e presentato in occasione del recente World Economic Forum.
Essi mostrano – come sostiene l’Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) – l’esistenza di un profondo divario tra il modello basato sull’economia circolare e quello fondato sull’economia lineare.
Soltanto il 9% dei 92,8 miliardi di tonnellate di materie prime immesse annualmente nell’economia mondiale viene riutilizzato in modo efficiente attraverso forme di recupero e di riciclo, e questo è il modello circolare, fondato sul recupero delle risorse utilizzate; il restante 91% delle risorse non trova invece una seconda vita, venendo così destinato allo smaltimento, e questo è il modello lineare, che si basa sulla catena estrazione-produzione-scarto delle risorse.
Questa situazione, protratta nel tempo, ha generato un massiccio sfruttamento delle risorse naturali del pianeta ed ha comportato conseguenze anche sul clima: dal 1990 al 2015 il fabbisogno è aumentato di 12 volte, e si prevede che raddoppierà ulteriormente nei prossimi 35 anni.
Gli autori del report chiedono pertanto ai governi di agire per velocizzare il passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare che massimizzi l’utilizzo delle risorse esistenti, con l’obiettivo di limitare la dipendenza dalle materie prime vergini, di ridurre al minimo gli sprechi e di svolgere un’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici.
Il mondo del trasporto gioca un ruolo importante in quanto è responsabile di circa un quarto delle emissioni globali di CO2, ed uno dei settori che meglio e da più tempo si presta alla logica di produzione circolare è sicuramente il pneumatico.
Questo perché il pneumatico di qualità nasce per essere ricostruito e quindi per essere utilizzato più volte, al termine delle quali può essere avviato al riciclo tramite il recupero dei suoi componenti in qualità di materie prime seconde, oppure al recupero energetico, chiudendo così un ciclo di vita da pneumatico e iniziando un secondo ciclo con numerose e importanti possibilità di utilizzo.
Basti pensare che nel costo di acquisto di un pneumatico nuovo circa il 70% del valore è dovuto alla costruzione della carcassa, che contiene materiali quali l’acciaio e oltre 100 diverse mescole di gomma, potenzialmente utilizzabili per più “vite”. Il restante 30% del valore è relativo alla mescola del battistrada, destinato all’usura.
Acquistando un pneumatico con una carcassa di qualità – e quindi ricostruibile – verranno ri-valorizzati circa 70 kg di materiali pregiati.
C’è ancora molto da fare in questo percorso di sensibilizzazione, che negli ultimi anni ha dovuto fronteggiare anche l’arrivo sul mercato di pneumatici prodotti in Asia e con carcasse di bassa qualità non ricostruibili, ma alcuni dati rendono fiduciosi e danno la misura dell’impatto positivo che la diffusione di questa cultura potrebbe avere: ogni anno, grazie alla ricostruzione, l’Italia risparmia 107 milioni di litri di petrolio e oltre 30mila tonnellate di altre materie prime strategiche come gomma naturale e sintetica, nero fumo, fibre tessili, acciaio e rame.
La ricostruzione inoltre, allungandone la vita media, consente di evitare la produzione di oltre 26mila tonnellate di pneumatici fuori uso e costituisce anche un significativo vantaggio economico: utilizzando prodotti ricostruiti le aziende italiane risparmiano in media 70 milioni di euro l’anno rispetto a quanto spenderebbero usando solo prodotti nuovi.
Rigomma è da sempre impegnata nel promuovere un modello di Economia Circolare nel proprio settore, lavorando su una manutenzione ottimizzata che permette la riduzione delle carcasse fuori uso, e ad un allungamento della vita chilometrica dei pneumatici nuovi, oltre che – ovviamente – nel continuo investimento nella Ricostruzione.